Il Patto Roerich e la Bandiera della Pace

I valori della Cultura e della Bellezza rappresentarono nella vita di Nicholas Roerich molto più di un interesse filosofico, accademico o, anche semplicemente, artistico. Tutta la sua vita fu improntata ad affermare con azioni concrete l’importanza suprema della Cultura, che trova nella Bellezza un cardine fondamentale, e il cosiddetto “Patto Roerich”, rappresenta un evento di portata storica nel cammino di un’esistenza interamente dedicata al culto e all’affermazione della Cultura e della Pace.

Secondo i dizionari la parola “cultura” deriva dal latino “cultus”, participio passato del verbo “colere”, che significa lavorare la terra, coltivare, ma anche venerare e ossequiare con reverenza. Se ciò potrebbe essere vero per le lingue che, come l’italiano, derivano dal latino, non è certamente esatto per le altre lingue, come ad esempio quelle anglo-sassoni e slave, che, pur derivando da ceppi linguistici diversi, utilizzano però la medesima parola. Vi è, inoltre, da rilevare che i dizionari non danno alcuna definizione delle ultime tre lettere “ura”.

Roerich, utilizzando la sua conoscenza delle lingue antiche e moderne, sosteneva che “ur” è una parola-radice in molte lingue orientali e significa “luce” o “fuoco”. Essa si ritrova in molti scritti dell’antico Egitto. La parola-radice ebraica per fuoco è “ohr”. La parola frigia “ur”, che significa luce o fuoco, è molto simile alla parola armena “hur”, che significa anch’essa fuoco. Cultura, perciò, significa “culto della luce” o “venerazione della luce”.

Questa definizione dà della cultura una visione del tutto differente da quella comune, basata sull’accumularsi di nozioni e informazioni e in cui tale accumulo diviene fine a se stesso, tanto da giustificare una spartizione dei vari ambiti di conoscenza tra le diverse branche della scienza, dell’arte, della filosofia o della religione.

La cultura, come culto o venerazione della luce, implica l’impegno costante a cercare la luce in qualsiasi ambito della vita, a cominciare da noi stessi. La conoscenza di sé e dei propri vissuti, la conoscenza della propria struttura bio-psico-spirituale, fino alla conoscenza delle leggi e dei principi che regolano la vita del nostro pianeta, del sistema solare, dell’universo: non è, infatti, possibile conoscere una parte soltanto, poiché essa deriva il suo significato dal tutto in cui è inserita. La conoscenza, quindi, non ha mai fine, perché, a mano a mano che si fa luce sulle singole parti, il contesto si amplia sempre più, includendo porzioni ancora più ampie, e spesso insospettate, da conoscere e su cui fare luce.

Roerich, presentendo il rischio di un nuovo conflitto mondiale, cominciò fin dalla fine degli anni ’20 a intrattenere collegamenti e rapporti con i capi dei principali stati americani, con lo scopo di sensibilizzarli alla necessità di salvaguardare il patrimonio artistico e culturale dell’Umanità in caso di conflitti armati. Qualsiasi luogo di cultura, sia esso artistico, educativo, scientifico o naturale, è luogo di pace, cui tutti dobbiamo protezione e rispetto, e non vi è alcuna ragione – nazionale, etnica o religiosa – che possa giustificare la distruzione di un patrimonio al di sopra delle parti – qualunque parte – perché appartenente all’Umanità tutta.

Così, nel 1929 egli si recò di nuovo a New York per inaugurare l’edificio del Museo a lui intitolato e promuovere l’idea di un Trattato Internazionale per la protezione e la tutela delle istituzioni culturali e dei monumenti in tempo di guerra. In tale occasione Roerich si incontrò a Washington con il presidente Hoover, al quale donò un quadro che si trova tuttora alla Casa Bianca. Nel 1930 la bozza del Trattato fu approvata dalla Lega della Nazioni e nel 1931 si tenne a Bruges, in Belgio, la prima Conferenza Internazionale sul Trattato, seguita – sempre a Bruges – da una seconda nel 1932 e da una terza, a Washington, nel 1933.

L’instancabile opera di Roerich per la diffusione dell’idea e la stipula del trattato, oltre a far conoscere tale trattato come il “Patto Roerich”, gli valse anche la candidatura al premio Nobel per la Pace.

Il Trattato fu firmato il 15 aprile 1935 – nell’ufficio del presidente Roosvelt alla Casa Bianca – dagli Stati Uniti e da altri venti paesi latino-americani facenti parte dell’Unione Pan-Americana (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Costarica, Cuba, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvator, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Uruguay, Perù, Colombia, Venezuela). In tale occasione, il presidente Franklin D. Roosvelt inviò per radio il seguente messaggio: “È molto appropriato che in questo giorno, designato dai presidenti di tutte le repubbliche del continente americano come la Giornata Panamericana, i governi membri dell’Unione Panamericana abbiano sottoscritto un trattato che segna un passo in avanti nella tutela dei conseguimenti culturali delle nazioni di questo emisfero. Nel proporre questo Patto all’adesione delle nazioni del mondo, noi tentiamo di rendere di universale applicazione uno dei principi vitali per la tutela della civiltà moderna. Questo Trattato ha un’importanza spirituale molto più profonda del suo stesso testo”.

Quello stesso giorno la Bandiera della Pace fu issata sul campo della spedizione con cui Nicholas Roerich si trovava nel deserto del Gobi, ove si era recato su incarico del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti per condurre una ricerca botanica in Manchuria e nella Mongolia Interna, con lo scopo di individuare specie di erbe resistenti alla siccità e utili per combattere l’erosione dei suoli.

A simbolo del trattato fu adottata la Bandiera della Cultura, ribattezzata in occasione della firma del trattato “Bandiera della Pace”. Si tratta di una bandiera bianca, disegnata dallo stesso Roerich ispirandosi ad antichissimi disegni tramandati nelle tradizioni di tutti i popoli, in cui tre sfere color magenta sono racchiuse nel cerchio della cultura, a rappresentare l’unità fondamentale di tutti i popoli e di tutti i campi dell’attività umana.

 

signing of the roerich pact

Di essa così Roerich scrisse:

Molti sono i significati attribuiti a questo simbolo triadico. Alcuni lo interpretano come il Passato, il Presente, e il Futuro racchiusi nell’anello dell’Eternità, altri vi scorgono la Religione, l’Arte e la Scienza entro il cerchio della Cultura. Qualunque sia l’interpretazione, esso è presente nel mondo intero e il suo carattere è universale.

È riprodotto nel più antico dei simboli indiani, Cintamani, segno della felicità. È presente nel Tempio del Cielo a Pechino, nei Tre Tesori del Tibet, sul petto del Cristo nella celebre opera di Memling e sulla Madonna di Strasburgo. Appare sul blasone dei Templari e sullo scudo dei Crociati, lo si può vedere sulla lama delle famose spade del Caucaso chiamate “Gurda”.

È un simbolo di molti sistemi filosofici. Lo si trova sulle insegne di Gengis Khan e di Ridgen Djepo, sulla “Tamga” di Tamerlano e sul blasone dei papi. Lo si vede nelle opere degli antichi pittori spagnoli e del Tiziano, sull’antica icone di S. Nicola di Bari e su quella di S. Sergio e della Santa Trinità.

È a Samarcanda, sullo stemma della città, su antichi oggetti Copti e d’Etiopia, sulle rocce di Mongolia, su anelli tibetani, su ornamenti di Lahul, del Ladak e di tutti i paesi dell’Himalaya, e su vasellame dell’età neolitica. Si nota sulle bandiere buddiste e come marchio dei cavalli mongoli.

Nulla potrebbe essere più adatto di questo simbolo per riunire le diverse razze umane, non semplice ornamento, ma segno dal significato profondo. Esiste da tempo immemorabile e ovunque, nel mondo. Nessuno può quindi invocarlo come appartenente ad una setta, ad una confessione o tradizione particolare. È l’evoluzione della coscienza nelle sue diverse fasi.

Quando si tratta di difendere i tesori del mondo, non vi è simbolo più giusto, poiché è universale, di un’antichità senza limiti, e reca in sé un senso profondo che trova eco in ogni cuore.”

Il color magenta della bandiera comprende il rosso, simbolo dell’amore universale e il blu, simbolo della fratellanza. Oggi la Bandiera diffonde il concetto di “Pace attraverso la Cultura”. È il simbolo dell’Unità culturale di tutti coloro che lavorano coscientemente per la Pace. Proclama la Pace nel mondo, non come elusiva astrazione, ma quale ideale realistico da raggiungere attraverso lo sforzo concreto della volontà umana.

Di questo sforzo Roerich scrisse: “Siamo stanchi di distruzioni e negazioni. La creatività positiva è la qualità fondamentale dello spirito umano. Accogliamo tutti coloro che, sormontando le difficoltà personali, mettendo da parte gli sciocchi egoismi, proiettano i loro spiriti verso il compito di costruire la Pace, assicurando così un futuro radioso.

Per questo futuro radioso, è necessario sviluppare una nuova Cultura, fondata su un modo di pensare e su valori diversi; siamo chiamati a superare il pensiero autoassertivo (razionale, analitico, riduzionistico, lineare) per il pensiero integrativo (intuitivo, sintetico, olistico, non lineare), i valori autoassertivi (espansione, competizione, quantità, dominazione) per i valori integrativi (conservazione, cooperazione, qualità, associazione).

Lo sviluppo del pensiero e dei valori integrativi porterà alla nascita di una nuova Cultura, in grado di fornire una base nuova e una nuova direzione alla società, alla scienza, alla tecnologia, affinché si spostino da una visione antropo-centrica a una visione eco-centrica. È una Cultura di cui si sente ormai tutta l’urgenza e che corrisponde a un ampliamento della coscienza dal singolo (o dal piccolo gruppo di cui esso si sente parte) all’intero Pianeta, sentito come un tutto vivente di cui siamo parte, insieme con tutti gli esseri che vivono su di esso.

La Cultura, intesa come ricerca costante della conoscenza e della bellezza, ha la caratteristica di elevare il nostro punto di vista e ampliare il raggio della nostra visione, facendoci cogliere relazioni e significati per noi nuovi. Ci spinge a cercare a un livello più elevato la soluzione di qualsiasi conflitto, dualità, ambivalenza. La Cultura, così intesa, diviene il terreno comune sul quale tutti i campi del sapere umano s’incontrano, un unico contesto che connette e mantiene unite scienza, arte, filosofia, religione, fugando ogni possibile contrasto tra loro.

Soltanto dalla Cultura può, quindi, nascere la Pace, perché la Cultura è, in se stessa, sintesi e si avvale della scienza per risolvere il conflitto tra “vecchio” e “nuovo”, della filosofia e della religione per risolvere il conflitto tra “alto” e “basso”, dell’arte per risolvere il conflitto tra “interno” ed “esterno”.

La scienza, l’arte, la filosofia e la religione possono così risvegliare l’umanità alla sua unità intrinseca, nella quale i valori della Cultura e della Bellezza costituiscono la via maestra che porta alla Pace.